Museo della Fortezza

Museo della Fortezza

Trasformato oggi in sede museale, il Forte è innanzitutto un'importante testimonianza di architettura militare.
Il monte di San Leo, per la sua posizione dominante e per la sua peculiare conformazione geografica, caratterizzata da pareti scoscese e perpendicolari al suolo, ha sempre costituito una Fortezza naturale. Già i Romani, ben consapevoli di tale attitudine, vi costruirono una prima fortificazione. Durante il Medioevo, la Fortezza venne contesa da Bizantini, Goti, Longobardi e Franchi.

Intorno alla metà del XI secolo il Forte passò sotto il dominio dei conti di Montecopiolo, che diventarono signori di San Leo, mutando il proprio titolo in quello di conti, poi duchi, di Montefeltro, dall'antico nome della città, allora chiamata appunto Montefeltro. Dalla seconda metà del Trecento la rocca venne espugnata dai Malatesta, che sino alla metà del secolo successivo si alternarono nel suo dominio ai Montefeltro.

Nel 1441 Federico da Montefeltro, protagonista delle vicissitudini di San Leo, affidò al grande architetto e ingegnere senese Francesco di Giorgio Martini il compito di ridisegnare il Forte e approntarlo alle nuove esigenze di guerra, come l'avvento delle armi da fuoco, che richiedevano determinanti innovazioni non sostenibili dalla originaria struttura medievale. La nuova forma prevedeva una risposta al fuoco secondo una controffensiva dinamica che garantiva direzioni di tiri incrociati. Per questo motivo i lati della rocca furono dotati di artiglieria e le vie d'accesso protette da avamposti militari.

Nel 1502 la Fortezza venne conquistata da Cesare Borgia, il Valentino, ma dopo un anno ritornò nelle mani dei Montefeltro e nel 1527 passò in quelle dei Della Rovere. Nel 1631, quando il Ducato di Urbino passò sotto il dominio diretto dello Stato Pontificio, venne adattata a carcere: nelle sue celle, ricavate dagli originari alloggi militari, al tempo dei moti rivoluzionari di Romagna furono imprigionati numerosi patrioti risorgimentali, dei quali il più celebre è Felice Orsini. Ma il recluso di gran lunga più noto, il cui nome è indissolubilmente legato alla Fortezza di San Leo, è il Conte di Cagliostro, pseudonimo di Giuseppe Balsamo da Palermo, affascinante e misterioso avventuriero, massone e occultista del XVIII secolo.

La Fortezza continuò ad assolvere la sua funzione di carcere anche dopo l'unità d'Italia, fino al 1906. In seguito, dal 1911 al 1916, ospitò una compagnia militare di disciplina.

Oggi, ripulita dalle sovrastrutture ottocentesche e riportata alle eleganti linee rinascimentali, è uno dei più celebrati esempi di arte militare ed ospita nelle sue sale una ragguardevole collezione di armi antiche e moderne.

bibliografia:
Il Montefeltro II. Ambiente, storia, arte nell'Alta Valmarecchia, a cura di Girolamo Allegretti e Francesco Lombardi, Villa Verucchio, Tipolito La Pieve, 1999

Rita Giannini e Tonino Mosconi, I sentieri Magici della Valmarecchia, Touring Club Italiano, Comunità montana Alta Valmarecchia/Zona A, 1995

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